In aumento i casi di reazioni allergiche ai farmaci


A cura del Prof. G. Patriarca, Serv. Allergologia, Pol. Gemelli, Roma

Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento delle reazioni avverse a farmaci, aumento che si è evidenziato soprattutto nei paesi ad economia industriale avanzata: questo è dovuto principalmente al crescente consumo di farmaci.
Negli Stati Uniti si calcola che il 3-5% di tutti i ricoveri ospedalieri è dovuto a reazioni dei farmaci; solo una minima quota (6-14%) di queste reazioni è, però, a patogenesi allergica, cioè mediata da un meccanismo immunologico.
Gli effetti indesiderati da farmaci possono essere divisi in effetti tossici (dovuti al sovradosaggio, a deficit enzimatici, a difetti di assorbimento o di eliminazione) e in effetti reattivi o da ipersensibilità che a loro volta possono essere distinti in reazioni allergiche in senso stretto (a patogenesi immunologica) e reazioni pseudo-allergiche (PAR) o da intolleranza.
Per quanto riguarda le reazioni allergiche propriamente dette, a patogenesi immunologica, i farmaci più frequentemente coinvolti sono le penicilline e, in minor misura, sieri eterologhi, insulina, enzimi come la streptochinasi ed alcuni anestetici generali.
Le reazioni pseudoallergiche invece sono causate da analgesici ed antireumatici (l'aspirina o ASA e i farmaci antiinfiammatori non steroidei o FANS sono responsabili da soli di due terzi di tutte le PAR), mezzi di contrasto iodati, sulfamidici, anestetici locali e plasma expanders. Questo tipo di reazioni interviene soprattutto nel sesso femminile e ha un'incidenza notevole (80-85% delle reazioni da ipersensibilità).
( Xagena 2000)